martedì 4 gennaio 2011

31/5/1998 Kinder Bologna-Team System Bologna 86-77

MAGICO DANILOVIC: VIRTUS ALLE STELLE
di Luca Chiabotti e Andrea Tosi - La Gazzetta dello Sport - 01/6/1998

Non esiste un limite alla grandezza di un giocatore se é veramente grande come Sasha Danilovic, non esiste un limite alla sfortuna se, come la Teamsystem, ricadi ancora una volta nello stesso errore. La Virtus Kinder è campione d'Italia per la 14a volta alla fine della più bella ed emozionante serie scudetto che la gente si ricordi, entra con Milano e Varese nel piccolo olimpo di squadre capaci di conquistare, nella stessa stagione, il titolo italiano ed europeo, un'impresa riuscita l'ultima volta 11 anni fa. Lo deve alla prodezza dell'uomo di tutti i record: Danilovic ha disputato 4 campionati italiani e li ha vinti tutti. Stavolta lo fa con lo scudetto inequivocabilmente già sulla maglia della Fortitudo, avanti di 4 punti a 18" dalla fine, dopo essere stata sempre in vantaggio, anche di 11 punti a -6'38". La favola è quella del campione con la faccia di ghiaccio, che spesso mette tra sé e il mondo una cortina di scortesia, ma che dentro sa tutto del basket, compreso il fatto di non essere stato un fattore in questa serie (complice anche un infortunio), di aver sbagliato i palloni decisivi di gara-1, di aver giocato male come mai in una finale in gara-3 e gara-4, di essere stato quasi negativo per 39'48" di questa ultima sfida: solo 7 punti, 3/10 al tiro, 0/5 da tre. Stava vincendo la Fortitudo ma è arrivata l'azione che ricorderemo per sempre: tre punti più fallo di Wilkins (che ci lascia perplessi non solo per la stupidità: anche in tv non lo vediamo, ma Nique non fa una piega) che riportano la Kinder alla pari. David Rivers si butta come un missile verso il canestro avversario ma perde la palla, Alessandro Abbio restituisce e si fa stoppare da Fucka che poi subisce un fallo (non rilevato) da Binelli mentre Attruia viene fermato dalla sirena. Supplementare, senza Myers: a -2'54", con la Virtus a +1, Danilovic si conquista e segna i liberi del +3, a 1'44" dalla fine realizza l'uno contro uno del +5, a 1'03" dalla gloria piazza il trepunti del +7 e dello scudetto. Totale, 9 punti nel supplementare, 13 negli ultimi 5'18". Incredibile. La storia di Danilovic era troppo bella per non meritare la prima pagina, ma se lo scudetto è della Virtus il merito è di Alessandro Abbio che, dopo aver giocato una serie scudetto da campione, ha riportato praticamente da solo la Kinder in partita sia nella seconda metà del 1° tempo che a inizio ripresa con 10 (dei 16) punti nei primi 8', e di Hugo Sconochini che ha preso per il bavero la Virtus ricaduta a -11 a 6' dal punto di non ritorno, bruciando in contropiede la zona avversaria (8 punti sui 10 bianconeri dal -10 al -3). E poi Nesterovic, 22 anni, ma capace di non sbagliare un tiro in una finale.
Queste cose, Danilovic le sa, rispetta i compagni, sa che la sua gloria nasce da lì.
Di là, oltre il muro che divide Bologna, c'è Carlton Myers impietrito: perde la quarta finale della sua vita, dopo aver disputato un'ottima partita, soprattutto nel 1° tempo (20 punti, 5/8 al tiro, 3 recuperi) ma che non capisce che da solo non ce la farà mai, anche se è immenso. Nei primi 5' si gioca Dominique Wilkins, richiamato in panchina e furioso per non aver visto una palla, soprattutto da Carlton. La Fortitudo perde lì un uomo da 27 mila punti nella Nba che poi gioca una partita assolutamente indecente. Nella Fortitudo è mancato anche David Rivers, cioè il resto dello star system. Super Roberto Chiacig, che scava il primo grande vantaggio Teamsystem (+11 al 10') bilanciando con le sue incursioni in area i tiri pesanti di Myers, e Gregor Fucka, alla migliore prestazione della serie finale, anche se poi sbaglia due liberi, dopo un 8/8, nell'ultimo minuto. Probabilmente è stata la gara meno spettacolare: l'eccessivo talento in campo ha consigliato Ettore Messina e Pero Skansi a usare dose massicce di zona. Ha iniziato la Virtus, a -11 al 10', con una 2-3 che ha dato rimbalzi e contropiede. Al 17', sul 36 pari, Skansi ha messo in campo la sua (non la toglierà più), lasciando a 0 per 3' gli avversari e tornando a +8. A inizio ripresa, l'ex c.t. cambia in una 3-2 e recupera. La differenza è che Messina mischia le sue zone e riesce realmente a difendere mentre la Teamsystem disturba solo un attacco che finisce col 69% al tiro da 2 punti. Cioè, appena sono entrati anche i tiri da 3 di Danilovic, è saltata. Onore alla Virtus ma identico onore alla Fortitudo. Sono parole di rito ma sentite, come è sentito il titolo di miglior coach europeo a Ettore Messina. È italiano, come Abbio, come lo scudetto vinto da una squadra mitica.




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